Si può dire che la storia di Staglieno inizi nel 1835, a seguito del dibattito circa la necessità di costruire a Genova una necropoli in cui le sepolture avessero carattere pubblico e democratico e in cui venissero osservate precise norme igienico-sanitare, viene affidato a Carlo Barabino l'incarico di progettare un cimitero che rispondesse, oltre che alle esigenze funzionali, ai caratteri di centralità e monumentalità. Carlo Barabino (Genova 1768 - 1835), architetto civico, a lui si deve gran parte della fisionomia neoclassica della città: i suoi interventi riguardarono sia la struttura urbanistica del nuovo centro che la realizzazione di edifici pubblici rappresentativi, come il Teatro Carlo Felice e il Palazzo dell'Accademia.
Nel 1835, Barabino non poté portare a termine l'incarico perché mori in quello stesso anno nell'epidemia di colera che investì la città. La realizzazione fu affidata a Giovanni Battista Resasco, continuatore dell’opera del maestro. Alla struttura quadrangolare del nucleo originario si è aggiunta nel corso degli anni l’espansione verso i declivi collinari, e l’intenso sviluppo della vegetazione ha conferito all’insieme un aspetto fortemente suggestivo di fusione tra architettura e natura circostante. Il Pantheon infatti, contornato dai porticati superiori, collegati attraverso la monumentale scalinata a quelli inferiori si adagia sulla verde collina retrostante che, popolata da una sempre più fitta vegetazione ospita cappelle e monumenti disseminati e seminascosti nel verde.
A Staglieno si sono succeduti gli stili artistici di oltre un secolo, dal Neoclassicismo al Realismo, fino al Simbolismo, al Liberty e all’Art Déco, dando vita ad una scuola di scultori le cui opere si sono diffuse oltre i confini nazionali. Il cimitero, nato a metà del secolo XIX e sviluppatosi con grande intensità rappresentativa fino a dopo la prima guerra mondiale, segue con perfetto parallelismo storico e culturale vicende, ideali, l’idea stessa della vita di una classe in ascesa, la borghesia: dai momenti della massima crescita fino alle crisi di identità che segnano la sua storia negli ultimi decenni dell’Ottocento e nei primi del Novecento. Innumerevoli sono le testimonianze di personaggi storici, letterati e artisti che, pur con giudizi diversi, ricordano la grande impressione e il fascino di questo luogo di memorie pubbliche e private, in cui la volontà monumentale si unisce, inscindibilmente, alla suggestione ‘romantica’ del paesaggio, in un intreccio strettissimo fra monumento, architetture, memorie storiche e natura.